lunedì 29 aprile 2013

Ancora un premio

Con molta sorpresa, ma anche con tanto piacere, la cara Enrica del blog vadoincucina mi ha assegnato questo bel premio



Grazie Enrica, fa piacere sapere di avere dei lettori affezionati.
Queste le regole per ritirare il premio:
  • scrivere un post indicando il blog che te lo ha assegnato;
  • rispondere alle 11 domande della persona che te lo ha donato;
  • scegliere 11 blogs con meno di 200 followers per donarlo;
  • fare 11 domande ai bloggers scelti;
  • avvisare i bloggers che lo hanno ricevuto.
Ed ecco le risposte alle domante che mi sono state fatte:

1.   L'ultimo libro o rivista letta
Se ti abbraccio non aver paura, di Fulvio Ervas
2.  Un piatto che non hai mai cucinato e perchè
Verdure a foglia lesse perché non mi piacciono
3.  Se dovresti adottare un animale cane o gatto?
Amo i gatti, ma adotterei un cane
4.  Se potresti scegliere dove vivere quale città o stato scegliereste?
Parigi o una grande città francese
5.  Nell'insalata preferisci il limone o l'aceto?
Aceto
6.  Un aggettivo che ti rappresenta maggiormente
Difficile da dire, forse curioso
7.  Preferisci mangiare dolce o salato?
Dolce, però lo evito
8.  Quando esci, di cosa non puoi fare a meno?
Del portamonete
9.  Colore preferito nell'abbigliamento
Beige chiaro, nocciola o simili, ma anche il colore dei jeans
10. Accessorio senza il quale non esci di casa
Cinta o bretelle
11. Quale lavoro avreste voluto fare?
Quello che ho avuto la fortuna di fare a lungo: il ricercatore
    
   Ora viene il difficile: scegliere 11 bloggers con meno di 200 followers. Elenco i miei followers che ho fatto prima a trovare, ma quelli non citati sappiano che sono ugualmente benvoluti!




  
Le domande cui dovreste rispondere sono:
1.  Che cosa ti aspetti o ti piace di più del tuo blog?
2.  Con che frequenza o in quali orari segui di solito il tuo blog?
3.  Preferisci cucinare piatti dolci o salati?
4.  Quale oggetto ti manca e che vorresti avere per la tua cucina?
5.  Da bambina cosa pensavi di fare da grande?
6.  Come descriveresti il tuo carattere (da 1 a 3 parole)?
7.  Preferisci parlare o ascoltare?
8.  Che fai o cosa pensi quando sei ferma in mezzo al traffico?
9.  Hai visto recentemente un film che ti è piaciuto particolarmente (cinema o televisione)?
10. Un libro che hai letto con piacere
11. Un bel posto che hai visto o che vorresti visitare.

Naturalmente chi riceve il premio deve sentirsi libero di decidere se dar seguito  alle regole del gioco e non è obbligato a continuarle (questo l'ho deciso io, ma mi pare giusto così).





giovedì 25 aprile 2013

Pasta con ricotta e carciofi

Dico subito che questa ricetta l'ho ripresa da Carmen che l'ha postata qualche tempo fa sul suo blog chiacchiereincucina (vedere qui); io a questa ricetta ho apportato soltanto piccolissime e poco significative modifiche.
Si tratta di una preparazione abbastanza semplice (come piacciono a me) e completamente vegetariana, che ho voluto provare prima di farla per il mio probabile futuro genero che, come ormai sapete, è vegetariano.

Per 2 persone ho usato:

  • 1 scalogno
  • 2 carciofi medi
  • 1 cucchiaino di preparato granulare per brodo vegetale
  • 1 limone
  • 140 g (ca.) di ricotta di pecora
  • 1 tuorlo d'uovo
  • 2 cucchiai di parmigiano
  • qualche cucchiaio di olio evo
  • sale (poco)
  • 2 foglie di menta per guarnizione
  • 200 g di pasta corta (penne ziti rigate, o altro)


Ho cominciato tritando abbastanza finemente uno scalogno (ho preferito questo alla cipolla, che era troppo grande), versandolo poi in una padella antiaderente insieme ad un po' d'olio, un pizzico di sale e ad una punta di cucchiaino di preparato granulare per brodo vegetale. Aggiungo un poco di acqua calda e lascio ammorbidire a fiamma bassa per una decina di minuti, girando di tanto in tanto.

Nel frattempo metto sul fuoco un pentolino d'acqua per fare un po' di brodo vegetale versando, quando alza il bollore, mezzo misurino di preparato granulare.

Intanto pulisco i carciofi ed i gambi, usando il limone, come ben sappiamo, per evitare che anneriscano.
Li divido a metà, tolgo la barbetta interna, e li taglio a fettine sottili (dopo essermi mezzo affettato la punta di un dito, ho capito che per farli a fette è preferibile tagliarli a metà e non a quarti: così stanno più fermi e non ti scappano di mano).


Li metto subito nella padella, aggiungo i gambi tagliati a rondelle sottili, ed affogo tutto aggiungendo qualche cucchiaio di brodo vegetale.
Incoperchio (si dice?) e lascio cuocere a fuoco basso per circa 40 minuti, finché sono diventati sufficientemente teneri, aggiungendo altro brodo caldo quando il miscuglio si asciuga troppo.


Ora metto sul fuoco la pentola per cuocere la pasta.




Nel frattempo preparo la salsa.
Metto in una zuppiera la ricotta, il tuorlo d'uovo ed il parmigiano e comincio ad amalgamare bene i tre ingredienti fino a formare un condimento molto morbido e liscio.
Se serve, può essere utile incorporare qualche cucchiaio di brodo.
Quando i carciofi sono cotti, ne incorporo circa la metà nella salsa di ricotta e lascio il resto al caldo nella padella per usarlo poi nei singoli piatti come guarnizione.

Quando la pasta è cotta al dente la verso ancora molto umida nella zuppiera e la giro bene per fare assorbire tutto il condimento.
Distribuisco la pasta nei piatti e ci metto sopra una cucchiaiata di carciofi che erano rimasti nella padella e, se volete, una fogliolina di menta per guarnizione.

Note
  1. Ho usato soltanto un pizzico di sale per ammorbidire lo scalogno e quello necessario per l'acqua della pasta; niente sale sulla salsa o sui carciofi, basta il brodo a dare sapore.
  2. Suggerisco vivamente di non aggiungere altro parmigiano sui piatti, rovinereste il sapore oltre che l'effetto visivo: basta quello incorporato nella salsa.
  3. Se il piatto è venuto bene, il merito è di Carmen!





sabato 20 aprile 2013

Chili di Carne ... e anche i cow boys mangiano fagioli (rossi)

Non avrei mai creduto che per partecipare all'MTChallenge si sarebbe dovuto viaggiare cosi tanto!
A gennaio ho cominciato quest'avventura andando in Toscana per fare i Pici proposti da Patty. Il mese successivo mi sono catapultato negli USA per realizzare la Red Velvet Cake gluten free di Stefania. Poi sono andato in Spagna, nella bella Catalogna, per fare la Fideuà di Mai.
Oggi si torna in America, e precisamente nel Texas, per una preparazione ambientata nel Far West, come proposto da Anne, che in quella terra ci ha vissuto per qualche tempo e ci ha lasciato il cuore. Si tratta del 'Chili con Carne', che è un piatto di origine texana, seppure influenzato da contaminazioni messicane, secondo i canoni della così detta cucina Tex-Mex.

Ad integrazione della cucina dei cow boy, che è il tema di questo mese, oltre al Chili con carne, che deve essere realizzato seguendo il procedimento proposto da Anne e le regole imposte dalle coautrici di Menu Turistico, si deve preparare a corredo:

  • un Pane di accompagnamento, tipo tortilla, cornbread, ma anche piadina, chapati, azzimi e altri pani similari, purché non vengano usate pagnotte alte, morbide, o con tanta mollica
  • un Contorno a scelta

Il mio Chili di carne con fagioli rossi e tortillas

E a proposito del Far West, oltre a ricordare gli innumerevoli film girati in tempi e stili assai diversi, mi sono tornati in mente i fumetti di Pecos Bill, il leggendario eroe del Texas, di cui ero un appassionato lettore. La caratteristica fondamentale di Pecos Bill era che lui, a differenza degli altri eroi, non aveva né pistole né fucili, ma usava il lazo per neutralizzare i suoi nemici o per superare i vari ostacoli che si presentavano in ogni storia.

Ma veniamo al tema della sfida di questo mese.
Naturalmente, come al solito, per me è stato un tuffo nell'ignoto non avendo mai preparato stufati o brasati né, tantomeno, questo piatto texano.
E, come al solito, ho cercato di riordinare le idee con qualche giorno di meditazione per poi partire con decisione alla ricerca degli ingredienti principali.

Ho cominciato con il peperoncino. Ho escluso la possibilità di utilizzare i miei peperoncini che sono molto piccoli e che, più che piccanti, sono addirittura incendiari.
Però, girando in zona, non trovavo né peperoncini secchi né freschi, al massimo c'erano i 'friggitelli', che sono peperoni verdi dolci, un po' più piccoli di quelli normali, che si mangiano fritti.
Visto il costante insuccesso della ricerca, espongo il mio problema al verduraio del mercato che si fa carico di venirmi in aiuto.
Il giorno dopo ripasso e trovo dei bellissimi peperoncini freschi, che a Roma chiamano 'cornetti', dal sapore piuttosto aromatico più che piccante. Ne prendo 4, eccoli qui




Passo poi alla carne. Ne parlo con il mio macellaio, che è sempre prodigo di buoni consigli, e mi promette che il giorno dopo avrei trovato ciò che mi serviva.
Promessa mantenuta! Il giorno dopo mi fa trovare 1 kg di carne di bovino adulto che ha preparato appositamente per me riducendola in pezzi né piccoli né troppo grandi. Il taglio è chiamato 'cappello del prete' ed è situato tra la 'fesa di spalla' ed il 'fusello': ottima per spezzatini, umidi e bolliti!


Per il contorno prendo una confezione da 500 g di fagioli secchi rossi da agricoltura biologica. Avrei voluto usare i fagioli neri messicani, ma siccome quelli disponibili erano allevati in Cina ho preferito ripiegare per quelli rossi, che erano italiani.
Riguardo al pane di accompagnamento, ho voluto fare delle tortillas gialle usando farina di mais fioretto mescolata alla farina di grano.

Preparazione della Salsa Chili.

Dispongo i peperoncini (due per volta) sulla carta da forno con cui ho rivestito la leccarda e li faccio grigliare a 210° mettendoli in un ripiano abbastanza alto del forno.

Man mano che la superficie comincia ad annerirsi, li giro gradualmente in modo che tutta la bacca risulti uniformemente abbrustolita.

A grigliatura ultimata, li ritiro dal forno, li avvolgo in un foglio di carta stagnola e li lascio riposare per una ventina di minuti. Quando si sono freddati, tolgo il gambo,  elimino i semini ed i filamenti interni e poi tolgo la pellicina esternaQuindi riduco la polpa a pezzi grossolani mettendola poi nel tritatutto per ottenere una salsa liscia ma non troppo densa.

Preparazione del Contorno.

Per contorno ho preparato dei fagioli rossi in umido.
Seguendo le istruzioni riportate sulla confezione, ho messo i fagioli (500 g) a bagno per oltre 6 ore. Li ho quindi lessati in una pentola con abbondante acqua in cui avevo messo 2 foglie di alloro, uno spicchio d'aglio incamiciato (non spellato), un gambo di sedano ed una carota lavata e spellata. Copro la pentola e lascio cuocere per circa tre quarti d'ora da quando alza il bollore. I fagioli devono bollire a fuoco bassissimo; più che sobollire devono 'fremere', cioè si devono muovere appena e vanno girati dolcemente, di tanto in tanto, usando un cucchiaio di legno: mai usare utensili di metallo con i fagioli! (ma non chiedetemi perché).
A metà cottura aggiungo un pugnetto di sale grosso. Quando sono cotti, ma ancora abbastanza duretti, li scolo e li lascio da parte.

Nel frattempo preparo il sugo per condire i fagioli.
In un tegame abbastanza ampio faccio un soffritto mettendo nel fondo ricoperto di olio evo una cipolla, un gambo di sedano e una carota tritati al coltello molto finemente. Aggiungo una presa di sale e lascio cuocere a fuoco medio per alcuni minuti. Quando le verdure si sono ammorbidite, ma non hanno preso ancora colore, aggiungo 200 g circa di polpa di pomodoro. Copro il tegame e lascio cuocere a fuoco molto basso per una ventina di minuti.
Per dare una nota piccante al sugo, ho aggiunto un cucchiaino di 'bomba', cioè di olio aromatizzato che ho ottenuto lasciando in infusione per alcuni mesi il mio peperoncino infernale insieme ad una foglia di alloro ed a uno spicchio di aglio.
Quando il sugo è pronto ci butto dentro i fagioli e li lascio insaporire a fuoco molto basso per una ventina di minuti, aggiungendo, quando necessario, qualche mestolata della loro acqua di cottura.

Preparazione del Chili di carne.

In un tegame abbastanza capiente dispongo alternativamente qualche cucchiaio di salsa Chili ed uno strato di carne a pezzi; praticamente ottengo due strati di carne e tre di salsa. Accendo il fuoco e lascio cuocere molto dolcemente con il coperchio.
Confesso che questa preparazione mi lascia molto scettico: niente rosolatura o marinatura preliminare e niente aggiunta di olio o acqua per iniziare a cuocere. Ma tant'è, queste sono le regole!
Dopo un po' vedo che sul fondo si comincia a formare un bel sughetto denso e colorato che tende a bagnare completamente la carne.
Dopo circa mezz'ora non resisto alla curiosità e ne assaggio un pezzetto: ... l'effetto è di avere tra i denti una carne dura e callosa, praticamente immangiabile! Subito comincio a pensare che il macellaio stavolta mi ha fatto il bidone, oppure che la ricetta di Anne lascia parecchio a desiderare! Ma ancora è presto e bisogna avere pazienza.
Continuo a cuocere dolcemente girando ogni tanto con molta delicatezza; aggiungo un po' di sale e poi, in considerazione che i peperoncini usati non erano molto piccanti, aggiungo anche un cucchiaino del mio olio aromatizzato al peperoncino.
Dopo oltre due ore di cottura faccio un nuovo assaggio: stavolta la carne è diventata un burro saporitissimo i cui succhi risultano perfettamente amalgamati con la salsa Chili per un risultato incredibile e del tutto inatteso!
Lascio cuocere ancora un po' per far ritirare il liquido del fondo e, dopo due ore e mezza di cottura, spengo il fuoco e lascio riposare l'insieme fino al giorno dopo.




Preparazione delle Tortillas come pane di accompagnamento.

Per fare delle Tortillas gialle ho usato 100 g di farina di mais fioretto e 80 g di farina di grano tenero 00.
Con un setaccio ho mescolato le due farine insieme a un pizzico di sale ed un cucchiaino di lievito chimico per pizze e torte salate, mettendo tutto in una insalatiera.
Aggiungo un cucchiaio di olio extra vergine di oliva e poi verso piano piano un po' di acqua calda; comincio quindi a lavorare l'impasto con le dita fino a quando ottengo una massa morbida, ma non appiccicosa, ed omogenea. Lascio riposare per una ventina di minuti e poi ricavo delle palline poco più grandi di una noce.

A questo punto stendo ogni pallina con il mattarello, mettendo l'impasto tra due fogli di carta da forno in modo da non dover usare altra farina per evitare che l'impasto si attacchi.
Per dare una forma rotonda alle tortillas ho usato una ciotola del diametro di 15 cm che ho usato come coppa pasta.
Per la cottura ho usato una padella di ghisa, che ho scaldato bene sul fuoco, senza aggiungere olio o altri grassi.

Con gli ingredienti usati ho ottenuto 7 tortillas (più una più piccola) che ho cotto, una per volta, per 2-3 minuti per lato. 
Una volta preparate, le ho disposte una sopra all'altra in un piatto e le ho poi ricoperte con un canovaccio per tenerle al caldo.




p.s. - Tutti noi, compresa mia figlia che sa essere molto critica, siamo rimasti estasiati da questo piatto insolito e gustosissimo: molto deciso negli aromi ma anche molto apprezzato per la varietà dei diversi sapori che si fondono insieme amalgamandosi fra di loro e che, nello stesso tempo, continuano a mantenere le caratteristiche proprie dei singoli ingredienti.
Grazie Anne per l'opportunità che ci hai offerto!


Naturalmente con questa preparazione partecipo all'MT Challenge di aprile.






giovedì 11 aprile 2013

Polpette di melanzane

E' un piatto molto semplice, ma gradevole. Può essere consumato come 'finger food' in varie occasioni, ma anche come antipasto o come secondo vegetariano.
Per fare una quindicina di polpette servono:

  • Una melanzana grossa o due piccolette
  • Due uova piccole o una grossa
  • Due fette di pane raffermo
  • 3-4 cucchiai di parmigiano
  • Una fetta di Scamorza o di Fontina (facoltativo)
  • Uno spicchio di aglio
  • Un ciuffo di prezzemolo
  • Pangrattato
  • Sale
  • Noce moscata o zenzero in polvere (facoltativo)
  • Olio per friggere (o niente se si cuoce al forno)
Si taglia la melanzana a cubotti non troppo piccoli, senza sbucciarla.




Li mettiamo a lessare in acqua salata, lasciandoli bollire dolcemente per meno di 10 minuti, fin quando si saranno ammorbiditi, ma non spappolati.
Li poniamo poi in un colino da brodo, lasciandoveli per una buona mezz’ora, finché si siano abbastanza raffreddati ed abbiano perso l’acqua in eccesso; per agevolare la perdita di acqua, conviene metterci un peso sopra (es. un piatto sormontato da un pentolino pieno d’acqua).


Nel frattempo facciamo ammorbidire la mollica di pane in una tazza con acqua e un poco di latte.

Quindi mescoliamo in una terrina l'uovo (1 grande o 2 piccole), 3 o 4 cucchiai di parmigiano (se si preferisce un piatto più saporito si possono impiegare dosi uguali di parmigiano e pecorino romano), la mollica di pane strizzata molto bene e sbriciolata, uno spicchio d’aglio tritato molto finemente, il prezzemolo anch’esso tritato finemente, un bel pizzico di sale e, se piace, una leggera spolverata di noce moscata (o di zenzero fresco, spellato e tritato finemente).

Cominciare a mescolare tutto con una forchetta, aggiungendo infine le melanzane che dobbiamo salare e ridurre in poltiglia. Le melanzane si possono tritare a parte (io ho usato un mixer), oppure direttamente nella terrina schiacciandole accuratamente con una forchetta. Per ottenere un impasto di giusta consistenza è importante che i pezzi di melanzana siano scolati molto bene e che la mollica di pane venga ben strizzata; se tuttavia risultasse troppo fluido, aggiungere altro parmigiano e/o del pangrattato. Amalgamare bene i vari ingredienti, lasciando riposare l’impasto in frigo per una mezz’ora (ma se si ha fretta, si può procedere direttamente con la preparazione senza aspettare).

Mescoliamo ancora un po’, quindi prendiamo un cucchiaio di composto per volta, da cui ricaveremo delle polpette grandi come una grossa noce che faremo rotolare nel pangrattato.

Se si vuole una pietanza più ricca, all’interno delle polpette potremo inserire  un cubetto di formaggio, scegliendone un tipo che fonde al calore (io ho usato il Silano).

Le polpette si possono friggere oppure, per fare un piatto più leggero, si possono cuocere al forno. In tal caso conviene prima bagnare la superficie di ciascuna polpetta con un cucchiaino di olio d’oliva e poi disporle su carta da forno cuocendole su un ripiano medio-basso a 180-200° per 20-30 minuti al massimo.

polpette di melanzane appena sfornate





lunedì 8 aprile 2013

Un nuovo premietto

Qualche giorno fa, del tutto inaspettatamente, Federico Minori (http://lavaligiasottosopra.blogspot.it/) mi ha donato il premio qui sotto




Grazie Federico!
Da quanto mi sembra di aver capito, per ritirarlo bisogna seguire due regole (oltre naturalmente che ringraziare chi te l'ha donato): scrivere 7 cose che ti descrivono e girare il premio ad altri 15 followers.

Per quanto riguarda la mia persona, non bastano certo 7  pensierini a descrivermi, comunque queste sono le prime 7 cose che mi vengono in mente:
  1. Mi piace la sincerità e non sopporto l'ipocrisia
  2. Sono fondamentalmente ottimista, ma anche realista
  3. Cerco sempre di vedere il lato positivo delle cose, anche nelle avversità
  4. Non mi piace fare le cose di fretta, ma neanche perdere tempo
  5. Non sopporto la stupidità, ma neanche chi si crede super intelligente
  6. Sto bene con tutti a prescindere dal censo e dallo stato sociale
  7. Mi piace ascoltare gli altri, ma mi danno fastidio le persone che invece di parlare strillano.
Spero che con questi pensierini i miei lettori non si facciano idee sbagliate su di me: non sono un super saggio, anch'io ho i miei (non pochi) difetti e, soprattutto, anch'io ogni tanto faccio delle grandi ca**ate!!!

Ed ora veniamo all'assegnazione del premio ad altri followers.
In genere evito di scegliere qualcuno perché non voglio scontentare gli altri, essendo affezionato a tutti indistintamente.
Questa volta farò un'eccezione alla regola che mi sono autoimposto: girerò il premio a due persone che a loro volta mi hanno donato un loro premio:

e Consuelo - http://ibiscottidellazia.blogspot.it/

Aggiungerò inoltre altri 8 miei followers che hanno tutti non più di 100 lettori:


giovedì 4 aprile 2013

Il pranzo di Babette


È un film del 1987, tratto da un racconto di Keren Blixen, Oscar come miglior film straniero e Nastro d’Argento a Stéphane Audran (la Babette del titolo) come migliore attrice straniera.

Chi non è abbastanza avanti con gli anni probabilmente non l’ha visto, ma un appassionato di cucina non può perderlo.
Ne parlo perché qualche tempo fa lo hanno replicato in televisione ed ho così avuto l’occasione di godermelo un’altra volta.


Il film è ambientato alla fine del XIX secolo in un piccolo paesino sulle coste dello Jutland (Danimarca), dove vivono due sorelle, figlie di un reverendo fondatore di una comunità puritana.

Le due giovani donne non rimangono inosservate: due visitatori del villaggio infatti si innamorano di loro, per dover però rinunciare ai loro sogni di fronte all’impossibilità di essere accettati fino in fondo nel loro mondo.


Passano così 35 anni di vita quando una lettera di uno dei due uomini introduce in scena il personaggio di Babette che, costretta ad andarsene da Parigi (ricercata dalla polizia dopo i giorni della Comune di Parigi), vorrebbe trovare rifugio nel piccolo villaggio.
L'arrivo di Babette andrà a muovere la stagnante energia del villaggio. Assunta come governante dalle due sorelle, Babette, a seguito di una grossa vincita alla lotteria francese, decide di organizzare un grande pranzo in occasione del centenario della nascita del defunto reverendo e come segno di ringraziamento alle due sorelle per l’ospitalità che le hanno offerto per tanti anni.

Il pranzo che Babette organizzerà sarà al di fuori di ogni abitudine sensoriale ed emozionale per gli abitanti del villaggio.
Babette per l'occasione ha infatti ordinato il cibo più raffinato, le salse, le spezie, le tovaglie di lino, i piatti di ceramica direttamente da Parigi, dove una volta era Chef al Café Anglais.
Un'invasione di colori, di bellezza, di armonia, di piacere e di gusti raffinati squarciano il velo dell' umile e modesto stile di vita del paese che aveva impedito alle due donne di cogliere il gusto della vita, di coltivare la loro arte o i loro amori.



Il film inizia con molta lentezza, ma prosegue in un crescendo di emozioni e di sensazioni che esploderanno con il fastoso pranzo.

Si tratta di un film destinato a palati raffinati, abituati a centellinare e ad assaporare con lentezza i piaceri che la vita sa regalare.
Da godere fino in fondo, proprio come il più prelibato dei nostri cibi preferiti!




E questo è il Menu preparato da Babette



Brodo di tartaruga

Blinis Dermidoff  (grano saraceno con caviale e panna acida)

Cailles en sarcophage  (Quaglie in crosta con salsa Périgourdine: foie gras e salsa al tartufo)

Insalata mista  (Radicchio belga e noci in vinaigrette)

Formaggi francsesi

Savarin al rum  (Savarin al rum con frutta glassata)

Frutta mista  (uva, pesche, papaia, ananas e melegrane)

Caffè

Friandises (piccola pasticceria): pinolate, frollini, amaretti


Vini
Amontillado 
Clos de Vougeot 1845
Champagne Veuve Clicquot 1860



Il film si conclude con il seguente dialogo tra le due sorelle e Babette.

“Ricorderemo tutti questa serata quando voi sarete tornata a Parigi, Babette".
Babette disse: “Non torno a Parigi”.
"Non tornate a Parigi?"
“Sono andati tutti, li ho persi tutti, mesdames (...) E come potrei tornare a Parigi, mesdames? Io non ho danaro”.
"Non avete danaro?" gridarono le sorelle, come con una bocca sola. "No", disse Babette.
"Ma i diecimila franchi che avete vinto?" chiesero le sorelle, ansimando inorridite.
"I diecimila franchi sono stati spesi, mesdames" disse Babette.
Le sorelle si misero a sedere. Per un intero minuto non riuscirono a parlare.
"Ma diecimila franchi?" sussurrò lentamente Martina.
"Che volete, mesdames", disse Babette con grande dignità, « Un pranzo» per dodici al Café Anglais costerebbe diecimila franchi.....
"Cara Babette", disse con dolcezza, "non dovevate dar via tutto quanto avevate per noi".
Babette avvolse le sue padrone in uno sguardo profondo, uno strano sguardo: non v'era, in fondo ad esso, pietà e forse scherno?
"Per voi?" replicò "No. Per me".
Si alzò dal ceppo e si fermò davanti alle sorelle, ritta. "Io sono una grande artista", disse. Aspettò un momento, poi ripetè: "Sono una grande artista, mesdames".
Poi, per un pezzo, vi fu in cucina un profondo silenzio.
Allora Martina disse: "E adesso sarete povera per tutta la vita, Babette?" "Povera?" disse Babette. Sorrise come a se stessa. "No. Non sarò mai povera. Ho detto che sono una grande artista. Un grande artista, mesdames, non è mai povero. Abbiamo qualcosa, mesdames, di cui gli altri non sanno nulla."