Non sono un grande amante dello spezzatino, forse perché mi ricorda il periodo in cui lo dovevo mangiare alla mensa scolastica, dove ce lo rifilavano con grande frequenza utilizzando pezzi di carne di qualità assai dubbia.
Oggi ho voluto provare a farlo in maniera un po' diversa dal solito usando per il condimento alcuni ingredienti che a me piacciono molto: i pistacchi e i pomodorini.
Per 3 persone ho dunque usato (dosi orientative):
- 700 g di muscolo di vitella (quarto posteriore);
- 300 g di pomodorini piccadilly;
- 80 g di farina di pistacchio + 50 g di pistacchi tostati non salati;
- 2 spicchi di aglio;
- olio extravergine;
- 1/2 bicchiere di vino bianco secco (Greco del Sannio);
- sale.
Comincio a panare la carne, già ridotta a tocchetti non troppo piccoli dal macellaio, con la farina di pistacchio.
In un tegame abbastanza capiente metto poi a imbiondire due spicchi d'aglio insieme a qualche cucchiaio d'olio. Quando l'aglio comincia a colorirsi lo tolgo ed aggiungo lo spezzatino.
Faccio rosolare bene da tutte le parti, quindi aggiungo il vino facendolo sfumare per qualche minuto.
Quindi aggiungo i pomodorini già tagliati a pezzi.
Girare bene tutto, aggiungere il sale (se piace anche un po' di pepe, ma io non ce l'ho messo per fare un piatto più delicato), coprire il tegame e lasciare cuocere a lungo, girando di tanto in tanto.
Il tempo di cottura dipende sia dal tipo di carne, sia dalla grandezza dei pezzi. A me c'è voluto quasi un'ora e mezza, ma la carne era tagliata a pezzi piuttosto grossetti. Ovviamente se la carne risulta ancora un po' duretta bisogna cuocerla un po' più a lungo.
Mentre la carne si cuoceva ho frullato grossolanamente una manciata di pistacchi tostati ma non salati, da utilizzare poi per guarnizione.
A cottura ultimata ho trasferito lo spezzatino nei piatti di portata, cui ho aggiunto anche un po' del liquido di cottura rimasto nel tegame, ed ho guarnito la superficie con una spolverata di pistacchi tritati.
Il risultato è stato apprezzatissimo da tutti: la carne è risultata molto tenera, il sughetto abbastanza denso e molto saporito grazie al connubio pomodorini - farina di pistacchi, mentre i pistacchi tritati disposti in superficie abbellivano la pietanza conferendole un'aggiunta di sapore molto gradevole.
p.s. - sul fondo del tegame è rimasto un po' di sughetto denso e saporitissimo che già penso di utilizzare per una bella spaghettata.
Ricette sperimentate da uno come me, che ha sempre amato mangiare bene, accontentandosi però della cucina preparata dagli altri. E poi ricordi, news, informazioni e fatti di vita quotidiana.
giovedì 28 agosto 2014
domenica 24 agosto 2014
Crostini di cozze e vongole
Eccomi tornato sul blog dopo qualche settimana di vacanze trascorse in Toscana, vicino Cortona.
Nonostante abbia da poco comprato uno smartphone, in questo periodo ho preferito stare lontano dal blog per dedicarmi ad altri interessi.
Oggi torno con una ricetta abbastanza semplice e veloce, ma molto gradevole: i crostini con pomodorini, cozze e vongole.
Questo piatto può essere consumato come antipasto, ma può andare bene anche come finger food in un buffet.
Questi gli ingredienti che ho usato (dosi orientative per 3 persone, ma ognuno potrà regolarsi in base alle proprie preferenze):
Dopo una decina di minuti, quando il pomodoro si è ammorbidito, tolgo l'aglio e aggiungo le cozze e le vongole. Io ho usato prodotti surgelati, ma non ho dubbi che i molluschi freschi siano da preferire (in tal caso, però, i tempi di preparazione risulteranno notevolmente dilatati).
Lascio cuocere per un'altra decina di minuti e poi, con una mestola forata, trasferisco la salsina in una ciotola evitando di raccogliere l'eccesso di liquido che inevitabilmente rimane sul fondo della padella (con il sugo che rimane ci si può fare un'ottima pasta al sapore di cozze e vongole).
Nel frattempo taglio a fette una baguette (o pane francesino) e le faccio tostare mettendole per pochissimi minuti sotto il grill del forno (attenzione perché basta un attimo di troppo per carbonizzarle; a me è capitato e ho dovuto buttare tutto, per fortuna avevo un'altra baguette).
A questo punto possiamo preparare i crostini versando su ogni fettina di pane una cucchiaiata di salsa ancora tiepida, avendo cura di ammorbidire il pane bagnandolo con un po' di liquido.
Per fare prima e non faticare troppo, io ho portato in tavola il pane abbrustolito ed ho lasciato ai commensali il compito di preparare i "loro" crostini.
Se si è in confidenza, infatti, mi piace che anche gli ospiti partecipino alla preparazione dei piatti che si accingono a mangiare. In tal modo, sono convinto, si rafforzano i sentimenti di convivialità e di amicizia (per questo, se non ci sono astemi, anche un po' di buon vino può aiutare).
Nonostante abbia da poco comprato uno smartphone, in questo periodo ho preferito stare lontano dal blog per dedicarmi ad altri interessi.
Oggi torno con una ricetta abbastanza semplice e veloce, ma molto gradevole: i crostini con pomodorini, cozze e vongole.
Questo piatto può essere consumato come antipasto, ma può andare bene anche come finger food in un buffet.
Questi gli ingredienti che ho usato (dosi orientative per 3 persone, ma ognuno potrà regolarsi in base alle proprie preferenze):
- 2-3 spicchi di aglio
- 1-2 bacche di peperoncino
- 12-15 pomodorini piccadilly (o ciliegino)
- 250 g di cozze surgelate
- 250 g di vongole surgelate
- olio extravergine
- sale
- 1 baguette
Metto a imbiondire 2 o 3 spicchi d'aglio ed il peperoncino in un po' di olio.
Quando l'olio si è ben insaporito verso i pomodorini tagliati a dadini insieme a una presa di sale.
Lascio cuocere per un'altra decina di minuti e poi, con una mestola forata, trasferisco la salsina in una ciotola evitando di raccogliere l'eccesso di liquido che inevitabilmente rimane sul fondo della padella (con il sugo che rimane ci si può fare un'ottima pasta al sapore di cozze e vongole).
Nel frattempo taglio a fette una baguette (o pane francesino) e le faccio tostare mettendole per pochissimi minuti sotto il grill del forno (attenzione perché basta un attimo di troppo per carbonizzarle; a me è capitato e ho dovuto buttare tutto, per fortuna avevo un'altra baguette).
A questo punto possiamo preparare i crostini versando su ogni fettina di pane una cucchiaiata di salsa ancora tiepida, avendo cura di ammorbidire il pane bagnandolo con un po' di liquido.
Per fare prima e non faticare troppo, io ho portato in tavola il pane abbrustolito ed ho lasciato ai commensali il compito di preparare i "loro" crostini.
Se si è in confidenza, infatti, mi piace che anche gli ospiti partecipino alla preparazione dei piatti che si accingono a mangiare. In tal modo, sono convinto, si rafforzano i sentimenti di convivialità e di amicizia (per questo, se non ci sono astemi, anche un po' di buon vino può aiutare).
mercoledì 30 luglio 2014
Le Bacche di Goij
Quando qualche giorno fa sono andato al mercato di Campo de' Fiori (vedere qui) ho comprato un po' di frutta secca, che a me piace molto. Per arrotondare il prezzo, al momento di pagare il venditore mi propone di comprare anche un etto di bacche di Goij a soli 3 euro invece che a 4. Per invogliarmi maggiormente nell'acquisto, mi dice che in Tibet le chiamano 'i frutti della salute' perché hanno numerosissime proprietà benefiche, tra cui un contenuto di vitamina C che supera di 500 volte quello delle arance.
Mi dice inoltre che in cucina le bacche di Goij si possono usare nelle insalate, nei piatti di carne o di pesce ed anche nei primi piatti, oltre naturalmente per la preparazione di molti dolci, in sostituzione dei più tradizionali frutti rossi.
Visti gli effetti salutari e la grande versatilità di questi frutti insoliti, ne compro un etto per provarli in qualche nuova ricetta.
Arrivato a casa, ne assaggio subito qualcuna. La consistenza di queste bacche rosse è alquanto carnosa, a metà tra l'uva passa ed i fichi secchi; purtroppo anche questi frutti tendono ad attaccarsi ai denti. Il sapore è piuttosto dolce, ma non troppo, e ricorda un po' quello del lampone e del mirtillo.
Su internet scopro che queste bacche hanno veramente notevoli proprietà benefiche. Sono particolarmente ricche di beta-carotene, vitamina C, B1 e B2 nonché di sali minerali, aminoacidi e sostanze dalle specifiche proprietà anti-invecchiamento e antiossidanti, che aiutano l’organismo a combattere con efficacia i radicali liberi. Pertanto questi frutti contribuiscono a tenere sotto controllo il colesterolo e i trigliceridi, la pressione sanguigna, il metabolismo, il tono muscolare e la resistenza fisica.
Si possono acquistare nei mercatini etnici, in alcune erboristerie o anche su internet, prestando però attenzione a rivolgersi a rivenditori qualificati per evitare di acquistare prodotti scadenti o contaminati da pesticidi.
La cosa migliore potrebbe essere quella di coltivarle in casa, come siamo abituati a fare con il pomodoro o la melanzana (anche il goij è una solanacea): si semina a fine inverno e poi si trapianta in vasi grossi o in piena terra (peraltro, essendo originaria delle regioni cinesi e tibetane, è anche molto resistente al freddo).
E finalmente viene il momento di provarle in cucina, scegliendo 3 diverse preparazioni, naturalmente tutte molto semplici com'è nel mio stile.
1 - Pasta fredda con bacche di goij, zucchine e primo sale
La ricetta base l'ho trovata su internet, io ho solo apportato lievi modifiche. Questi gli ingredienti che ho usato (per 2 persone):
Nel frattempo metto ad imbiondire in un poco di olio la cipolla tagliata abbastanza finemente. Subito dopo aggiungo la zucchina tagliata a rondelle, un bel pizzico di sale ed un po' di pepe rosso (per rispettare il colore del piatto); il pepe invece di macinarlo ho preferito schiacciarlo con il batticarne per conservarne meglio la fragranza.
Per facilitare la cottura della zucchina senza bruciare la cipolla, ho versato anche qualche cucchiaio di acqua (rosata) usata per l'ammollo del goij.
Quando la zucchina è quasi cotta, aggiungo le bacche di goij ben sgocciolate.
Lascio cuocere ancora per qualche minuto, regolo di sale, quindi spengo il fuoco e lascio raffreddare ponendo tutto in una insalatiera.
Nel frattempo metto a lessare la pasta in abbondante acqua salata. Quando è cotta al dente (1-2 minuti prima del tempo indicato nella confezione), la scolo, la raffreddo passandola velocemente sotto l'acqua corrente e poi la condisco nel sugo.
Distribuisco la pasta condita nel piatto di portata, versandoci sopra un po' di formaggio primo sale ridotto a cubettini.
Se piace, si può aggiungere ancora un filo d'olio ed un altro po' di pepe.
Il sapore di questo piatto è risultato piuttosto particolare, alquanto insolito, ma fresco e gradevole. Le bacche di goij, inoltre, si erano notevolmente ammorbidite e ben si armonizzavano con tutto il resto.
2 - Insalata mista con bacche di goij
Ho dapprima preparato una normalissima insalata a base di songino (valeriana), radicchio e spinacino, cui ho aggiunto un pomodoro maturo tagliato a pezzi.
Ho quindi aggiunto un cucchiaio abbondante di bacche di goij, condendo poi tutto con un poco di sale, un po' di aceto ed un cucchiaio abbondante di olio extravergine.
Ho infine lasciato riposare per una decina di minuti, girando l'insalata di tanto in tanto per favorire l'omogeneizzazione dei vari sapori.
Il gusto di quest'insalata è risultato molto piacevole, con leggere note di frutta speziata che ben si armonizzavano con il sapore più deciso dell'olio e dell'aceto. Ottima per un contorno salutare ed inconsueto.
3 - Yogurt bianco con bacche di goij
Questo yogurt è stato consumato come dessert.
In un vasetto di yogurt magro da 115 g versare un paio di cucchiaini di bacche di goij, girando poi questi piccoli frutti per distribuirli nella massa in maniera omogenea.
Aspettare qualche minuto prima di consumarlo in modo che le bacche di goij possano ammorbidirsi leggermente.
Mi dice inoltre che in cucina le bacche di Goij si possono usare nelle insalate, nei piatti di carne o di pesce ed anche nei primi piatti, oltre naturalmente per la preparazione di molti dolci, in sostituzione dei più tradizionali frutti rossi.
Visti gli effetti salutari e la grande versatilità di questi frutti insoliti, ne compro un etto per provarli in qualche nuova ricetta.
Arrivato a casa, ne assaggio subito qualcuna. La consistenza di queste bacche rosse è alquanto carnosa, a metà tra l'uva passa ed i fichi secchi; purtroppo anche questi frutti tendono ad attaccarsi ai denti. Il sapore è piuttosto dolce, ma non troppo, e ricorda un po' quello del lampone e del mirtillo.
Bacche di Goij |
Si possono acquistare nei mercatini etnici, in alcune erboristerie o anche su internet, prestando però attenzione a rivolgersi a rivenditori qualificati per evitare di acquistare prodotti scadenti o contaminati da pesticidi.
La cosa migliore potrebbe essere quella di coltivarle in casa, come siamo abituati a fare con il pomodoro o la melanzana (anche il goij è una solanacea): si semina a fine inverno e poi si trapianta in vasi grossi o in piena terra (peraltro, essendo originaria delle regioni cinesi e tibetane, è anche molto resistente al freddo).
E finalmente viene il momento di provarle in cucina, scegliendo 3 diverse preparazioni, naturalmente tutte molto semplici com'è nel mio stile.
1 - Pasta fredda con bacche di goij, zucchine e primo sale
La ricetta base l'ho trovata su internet, io ho solo apportato lievi modifiche. Questi gli ingredienti che ho usato (per 2 persone):
- 1 cipolla rossa di Tropea
- 1 zucchina romanesca
- 3 cucchiai di bacche di goij
- 80 g di formaggio primo sale
- olio extravergine di oliva
- sale
- pepe rosso
- 180 g di pasta corta (radiatori)
Pongo subito ad ammorbidire le bacche di goij in un bicchiere di acqua tiepida.
Per facilitare la cottura della zucchina senza bruciare la cipolla, ho versato anche qualche cucchiaio di acqua (rosata) usata per l'ammollo del goij.
Quando la zucchina è quasi cotta, aggiungo le bacche di goij ben sgocciolate.
Lascio cuocere ancora per qualche minuto, regolo di sale, quindi spengo il fuoco e lascio raffreddare ponendo tutto in una insalatiera.
Nel frattempo metto a lessare la pasta in abbondante acqua salata. Quando è cotta al dente (1-2 minuti prima del tempo indicato nella confezione), la scolo, la raffreddo passandola velocemente sotto l'acqua corrente e poi la condisco nel sugo.
Distribuisco la pasta condita nel piatto di portata, versandoci sopra un po' di formaggio primo sale ridotto a cubettini.
Se piace, si può aggiungere ancora un filo d'olio ed un altro po' di pepe.
Il sapore di questo piatto è risultato piuttosto particolare, alquanto insolito, ma fresco e gradevole. Le bacche di goij, inoltre, si erano notevolmente ammorbidite e ben si armonizzavano con tutto il resto.
2 - Insalata mista con bacche di goij
Ho dapprima preparato una normalissima insalata a base di songino (valeriana), radicchio e spinacino, cui ho aggiunto un pomodoro maturo tagliato a pezzi.
Ho infine lasciato riposare per una decina di minuti, girando l'insalata di tanto in tanto per favorire l'omogeneizzazione dei vari sapori.
Il gusto di quest'insalata è risultato molto piacevole, con leggere note di frutta speziata che ben si armonizzavano con il sapore più deciso dell'olio e dell'aceto. Ottima per un contorno salutare ed inconsueto.
3 - Yogurt bianco con bacche di goij
Questo yogurt è stato consumato come dessert.
In un vasetto di yogurt magro da 115 g versare un paio di cucchiaini di bacche di goij, girando poi questi piccoli frutti per distribuirli nella massa in maniera omogenea.
Aspettare qualche minuto prima di consumarlo in modo che le bacche di goij possano ammorbidirsi leggermente.
domenica 27 luglio 2014
A spasso per Campo de' Fiori
L'altro giorno sono andato a fare una passeggiata a Campo de' Fiori.
Si tratta di una caratteristica piazza al centro di Roma, dove dal 1869 si tiene un animato mercato.
La si può raggiungere da Via Arenula percorrendo via dei Giubbonari (la parola deriva da gipponari, i tessitori di corpetti), ancora oggi ricca di negozi di abbigliamento e di biancheria, oppure da Corso Vittorio Emanuele, costeggiando il quattrocentesco Palazzo della Cancelleria.
Campo de' Fiori occupa la platea del tempio di Venere Vincitrice, annesso al vicino teatro di Pompeo. Il suo nome sembra derivare da Flora, amata da Pompeo (militare e politico romano), oppure dal fatto che nel XV secolo la piazza venne abbandonata trasformandosi in un prato ricco di fiori.
Ancora oggi è sede di un variopinto mercato molto frequentato dai residenti, ma ancor di più dai turisti che vi trovano ogni sorta di mercanzia.
Molte sono le bancarelle della verdura
Poi ci sono le bancarelle con i più svariati prodotti tipici romaneschi e italiani
Naturalmente ci sono gli articoli particolarmente destinati ai turisti
Al centro della piazza si erge, maestoso e lugubre, il monumento a Giordano Bruno, che qui venne bruciato come eretico nel 1600.
La scultura bronzea, realizzata da Ettore Ferrari nel 1887, riprende il filosofo incappucciato, con le mani strette sul libro delle sue teorie, che si erge sopra un alto basamento ornato di medaglioni di eretici.
Se al termine della passeggiata ci è venuta fame, può essere una buona idea fare un salto al piccolo ma accogliente ristorante Ditirambo a Piazza della Cancelleria, proprio dietro Campo de' Fiori, caratterizzato da una cucina tradizionale non solo romanesca, molto curata nella preparazione e nella scelta degli ingredienti.
Si tratta di una caratteristica piazza al centro di Roma, dove dal 1869 si tiene un animato mercato.
La si può raggiungere da Via Arenula percorrendo via dei Giubbonari (la parola deriva da gipponari, i tessitori di corpetti), ancora oggi ricca di negozi di abbigliamento e di biancheria, oppure da Corso Vittorio Emanuele, costeggiando il quattrocentesco Palazzo della Cancelleria.
Campo de' Fiori occupa la platea del tempio di Venere Vincitrice, annesso al vicino teatro di Pompeo. Il suo nome sembra derivare da Flora, amata da Pompeo (militare e politico romano), oppure dal fatto che nel XV secolo la piazza venne abbandonata trasformandosi in un prato ricco di fiori.
Ancora oggi è sede di un variopinto mercato molto frequentato dai residenti, ma ancor di più dai turisti che vi trovano ogni sorta di mercanzia.
Molte sono le bancarelle della verdura
Poi ci sono le bancarelle con i più svariati prodotti tipici romaneschi e italiani
Naturalmente ci sono gli articoli particolarmente destinati ai turisti
Al centro della piazza si erge, maestoso e lugubre, il monumento a Giordano Bruno, che qui venne bruciato come eretico nel 1600.
La scultura bronzea, realizzata da Ettore Ferrari nel 1887, riprende il filosofo incappucciato, con le mani strette sul libro delle sue teorie, che si erge sopra un alto basamento ornato di medaglioni di eretici.
Se al termine della passeggiata ci è venuta fame, può essere una buona idea fare un salto al piccolo ma accogliente ristorante Ditirambo a Piazza della Cancelleria, proprio dietro Campo de' Fiori, caratterizzato da una cucina tradizionale non solo romanesca, molto curata nella preparazione e nella scelta degli ingredienti.
martedì 22 luglio 2014
Pasta al sugo di peperoni e zucchine
L'altro giorno al mercato non ho saputo resistere alla tentazione di comprare un bellissimo peperone rosso; non sapevo ancora cosa farci, ma sapevo che quel frutto rosso come il sole non potevo lasciarlo lì.
Fino a qualche tempo fa i peperoni mi piacevano poco e li digerivo meno. Poi ho cominciato a rivalutarli e di tanto in tanto preparo qualcosa in cui questa solanacea è presente.
Questa volta con il peperone ho voluto preparare un sugo per condire la pasta, utilizzando anche una zucchina e dei pomodorini che da giorni giacevano nel frigorifero e che chiedevano insistentemente di essere consumati.
La preparazione, molto semplice, è la seguente (per 2-3 persone).
Pulire il peperone, eliminare i semini e le parti bianche e tagliarlo dapprima a striscette e poi a losanghette lunghe 2 o 3 cm.
Fino a qualche tempo fa i peperoni mi piacevano poco e li digerivo meno. Poi ho cominciato a rivalutarli e di tanto in tanto preparo qualcosa in cui questa solanacea è presente.
Questa volta con il peperone ho voluto preparare un sugo per condire la pasta, utilizzando anche una zucchina e dei pomodorini che da giorni giacevano nel frigorifero e che chiedevano insistentemente di essere consumati.
La preparazione, molto semplice, è la seguente (per 2-3 persone).
Pulire il peperone, eliminare i semini e le parti bianche e tagliarlo dapprima a striscette e poi a losanghette lunghe 2 o 3 cm.
Pulire quindi la zucchina, tagliarla trasversalmente a metà e poi ridurla a bastoncino.
Nel frattempo mettere a rosolare in un poco di olio extravergine una cipolla piccola tagliata finemente (io ho usato una cipolla rossa di Tropea). Ancor prima che la cipolla cominci a prendere colore versare nel tegame il peperone e la zucchina tagliati a pezzi.
Aggiungere un bel pizzico di sale, un po' di pepe macinato al momento, mescolare tutto delicatamente e lasciare cuocere a mezza fiamma per una ventina di minuti tenendo il tegame coperto.
Quando le verdure si sono bene ammorbidite, aggiungere i pomodorini (tipo piccadilly) previamente tagliati in 4 pezzi.
Aggiungere un altro pizzico di sale, mescolare un altro poco e lasciare cuocere ancora per circa mezz'ora.
Quando il sugo è quasi cotto, unire un cucchiaino di origano, quindi spegnere il fuoco e lasciare riposare finché la pasta è pronta.
Come pasta ho usato le mezze maniche rigate, ma credo che qualsiasi altro tipo di pasta corta (o anche lunga) possa andare ugualmente bene.
Nonostante ne avessi mangiata in quantità esagerata, per mia fortuna non ho dovuto lamentare alcun problema di digestione.
Merito probabilmente del buono stato di maturazione del peperone e della cottura piuttosto prolungata cui è stato sottoposto.
Nota. La famiglia delle solanacee (piante come melanzane, peperoni, pomodori, patate, ecc.) devono il loro nome alla presenza di solanina, un glicoalcaloide che può presentare effetti tossici se ingerito in quantità elevate.
Normalmente è assente nei tuberi di patata, ma inizia a formarsi non appena questi vengono esposti alla luce solare, per cui è buona regola asportare le parti verdi e cercare di avere la mano pesante durante la sbucciatura.
Per fortuna il contenuto di solanina diminuisce sensibilmente durante la maturazione dei pomodori e delle melanzane; inoltre la cottura di questi alimenti contribuisce efficacemente ad inattivare eventuali residui dell'alcaloide.
Per questo motivo tali preziosi alimenti possono tranquillamente essere inclusi dalla nostra dieta, non presentando alcun serio problema di tossicità, specialmente se vengono consumati cotti o quando sono ben maturi.
giovedì 17 luglio 2014
INSALATA DA TIFFANY: PERCHE' #questoepiubello
Oggi esce il secondo libro dell'MTC dedicato alle insalate, che è stato il tema della sfida lanciata nel giugno 2013 sulla Caesar salad.
Per chi non lo sapesse chiarisco che MTC sta per Menu Turistico Challenge.
Le così dette Challenge, molto in voga negli USA, sono vere e proprie sfide tra bloggers (e anche non bloggers) che ogni mese si confrontano su una stessa ricetta. Qualcuno la propone, i partecipanti la preparano e la pubblicano sul loro blog, dopodiché si premia il vincitore sulla base della documentazione descrittiva e fotografica. Questi, a sua volta, avrà il compito di proporre la ricetta per il mese successivo e ne diverrà giudice.
Questo secondo libro fa parte di un'ampia collana che l'MTC ha in programma di pubblicare ed esce a poco più di 7 mesi di distanza dal precedente.
Considerato il successo direi quasi inaspettato della prima pubblicazione, dal titolo L'ORA DEL paTE' (caso editoriale 2013: seconda ristampa dopo soli 6 giorni), c'è da augurarsi che anche questo libro riscuota il successo che merita, almeno per due motivi.
Acquistando questo libro farai del bene a te stesso ed anche alla onlus che lo sostiene.
Buona lettura!
Per chi non lo sapesse chiarisco che MTC sta per Menu Turistico Challenge.
Le così dette Challenge, molto in voga negli USA, sono vere e proprie sfide tra bloggers (e anche non bloggers) che ogni mese si confrontano su una stessa ricetta. Qualcuno la propone, i partecipanti la preparano e la pubblicano sul loro blog, dopodiché si premia il vincitore sulla base della documentazione descrittiva e fotografica. Questi, a sua volta, avrà il compito di proporre la ricetta per il mese successivo e ne diverrà giudice.
Questo secondo libro fa parte di un'ampia collana che l'MTC ha in programma di pubblicare ed esce a poco più di 7 mesi di distanza dal precedente.
Le insalate del libro sono suddivise in due parti: le "insalate da Tiffany", che sono quelle
che ricreano lo spirito della Belle Epoque, quando questa portata ebbe
finalmente una collocazione di tutto rispetto nei menu, e "50 pezzi
facili" (che in realtà sono 53), ossia ricette più veloci, ma non
per questo meno appetitose e nobili.
In mezzo, una sezione dedicata ai condimenti,
alle emulsioni, agli oli - aceti - sali aromatici fatti in casa e tutt'intorno le
solite rubriche, dalla storia alla tecnica etc. etc.
Il primo in riferimento all'interesse derivante dal tema, con ricette supercollaudate rese ancora più piacevoli grazie alle belle foto e ai disegni carinissimi che le accompagnano.
Il secondo motivo deriva dal fatto che è un libro che fa del bene. Infatti...
Acquistando una copia di Insalata da Tiffany,
contribuirai alla creazione di borse di studio per i ragazzi di Piazza dei
Mestieri (link: http://www.piazzadeimestieri.it/), un progetto rivolto ai giovani
oggetto della dispersione scolastica e che si propone di insegnare loro gli
antichi mestieri di un tempo, in uno spazio che ricrea l'atmosfera di una
vecchia piazza, con le botteghe di una volta- dal ciabattino, al sarto, al
mastro birraio e, ovviamente, anche al cuoco. La Piazza dei Mestieri si ispira
dichiaratamente a ricreare il clima delle piazze di una volta, dove persone,
arti e mestieri si incontravano e, con un processo di osmosi culturale, si
trasferivano vicendevolmente conoscenze e abilità: la centralità del progetto è
ovviamente rivolta ai ragazzi che trovano in questa Piazza un punto di
aggregazione che fonde i contenuti educativi con uno sguardo positivo e
fiducioso nei confronti della realtà, derivato proprio dall’apprendimento
al lavoro, dal modo di usare il proprio tempo libero alla valorizzazione dei
propri talenti anche attraverso l’introduzione all’arte, alla musica e al
gusto.
Preciso che:
- Il libro è edito da Sagep Editori
- Le fotografie sono di Paolo Picciotto
- Le illustrazioni di Mai Esteve
- L'impaginazione è di Barbara Ottonello di Sagep Editori
- La direzione editoriale è di Fabrizio Fazzari
- Il prezzo è di 18,00 euro.
Acquistando questo libro farai del bene a te stesso ed anche alla onlus che lo sostiene.
Buona lettura!
domenica 13 luglio 2014
Un nuovo obiettivo per fotografare i miei cibi: Bocconcini di pollo
Nonostante il lieve incidente di percorso descritto nel precedente post (colgo l'occasione per ringraziare tutti per la solidarietà), la voglia di fare qualcosa di nuovo e la curiosità di fare nuove esperienze non è diminuita.
Da tempo sentivo il bisogno di ampliare il mio corredo fotografico per riprendere in maniera diversa, e possibilmente più creativa, i miei cibi. Dopo vari approfondimenti, ho pensato che un obiettivo macro potesse rispondere bene alle mie esigenze.
Tra i vari modelli presenti sul mercato la mia attenzione si è concentrata sul Nikkor AF-S Micro 60mm f/2,8 G ED perché sul mio corpo macchina DX la focale equivarrebbe a un medio tele da 90mm, il che mi consentirebbe di fotografare tenendomi abbastanza distante da pietanze fumanti.
Il prezzo un po' altino mi ha dapprima frenato, ma poi ho trovato una buona occasione da un privato che lo vendeva usato a Roma.
Una volta portato a casa l'obiettivo, non dovevo fare altro che provarlo su qualche mia preparazione. Per l'occasione ho fatto un piatto che, per la verità, ho già descritto qualche tempo fa (qui), ma lo ripropongo lo stesso perché, oltre ad avere in casa gli ingredienti necessari, ho anche apportato qualche modifica. Si tratta dei bocconcini di pollo alle olive.
Per 3 persone ho usato:
Infarinare leggermente i bocconcini di pollo.
Scuotere leggermente la carne per eliminare l'eccesso di farina e metterla a rosolare in un tegame con dell'olio ben caldo.
Lasciare rosolare a fuoco vivace, girando di tanto in tanto fin quando i bocconcini saranno ben dorati da tutte le parti. Durante la cottura aggiungere sale e pepe secondo i propri gusti, quindi toglierli dal fuoco e tenerli da parte al caldo.
Prima che la cipolla cominci a prendere colore, aggiungere mezzo bicchiere di vino bianco secco e lasciarlo sfumare a fuoco vivace.
Unire quindi i bocconcini di pollo e finire di cuocerli, tenendoli coperti, per una quindicina di minuti circa, girando di tanto in tanto; se dovessero tendere ad attaccarsi sul fondo, si può aggiungere un poco di acqua calda.
A metà cottura regolare di sale e di pepe se necessario, aggiungere poi le olive tritate grossolanamente e, qualche minuto prima di spegnere il fuoco, unire qualche foglia di basilico spezzettata a mano.
Trasferire quindi i bocconcini su di un piatto di portata e condirli con il sughetto rimasto sul fondo del tegame.
L'aggiunta del basilico contribuisce a rendere il piatto più delicato e dai sapori molto equilibrati.
Da tempo sentivo il bisogno di ampliare il mio corredo fotografico per riprendere in maniera diversa, e possibilmente più creativa, i miei cibi. Dopo vari approfondimenti, ho pensato che un obiettivo macro potesse rispondere bene alle mie esigenze.
Tra i vari modelli presenti sul mercato la mia attenzione si è concentrata sul Nikkor AF-S Micro 60mm f/2,8 G ED perché sul mio corpo macchina DX la focale equivarrebbe a un medio tele da 90mm, il che mi consentirebbe di fotografare tenendomi abbastanza distante da pietanze fumanti.
Il prezzo un po' altino mi ha dapprima frenato, ma poi ho trovato una buona occasione da un privato che lo vendeva usato a Roma.
Una volta portato a casa l'obiettivo, non dovevo fare altro che provarlo su qualche mia preparazione. Per l'occasione ho fatto un piatto che, per la verità, ho già descritto qualche tempo fa (qui), ma lo ripropongo lo stesso perché, oltre ad avere in casa gli ingredienti necessari, ho anche apportato qualche modifica. Si tratta dei bocconcini di pollo alle olive.
Per 3 persone ho usato:
500 g di petti di pollo tagliati a dadini
1 manciata di farina
50-70 g di olive nere snocciolate
1 spicchio di aglio
1 cipolla piccola
½ bicchiere di vino bianco
1 dl di olio e.v.o.
3-4 foglie di basilico
sale e pepe
Scuotere leggermente la carne per eliminare l'eccesso di farina e metterla a rosolare in un tegame con dell'olio ben caldo.
Lasciare rosolare a fuoco vivace, girando di tanto in tanto fin quando i bocconcini saranno ben dorati da tutte le parti. Durante la cottura aggiungere sale e pepe secondo i propri gusti, quindi toglierli dal fuoco e tenerli da parte al caldo.
Nello stesso tegame, con l'olio rimasto, fare appassire la cipolla e l'aglio che nel frattempo avremo tritato abbastanza finemente (se l'olio è poco, aggiungerne un altro poco).
Prima che la cipolla cominci a prendere colore, aggiungere mezzo bicchiere di vino bianco secco e lasciarlo sfumare a fuoco vivace.
Unire quindi i bocconcini di pollo e finire di cuocerli, tenendoli coperti, per una quindicina di minuti circa, girando di tanto in tanto; se dovessero tendere ad attaccarsi sul fondo, si può aggiungere un poco di acqua calda.
A metà cottura regolare di sale e di pepe se necessario, aggiungere poi le olive tritate grossolanamente e, qualche minuto prima di spegnere il fuoco, unire qualche foglia di basilico spezzettata a mano.
Trasferire quindi i bocconcini su di un piatto di portata e condirli con il sughetto rimasto sul fondo del tegame.
L'aggiunta del basilico contribuisce a rendere il piatto più delicato e dai sapori molto equilibrati.
martedì 8 luglio 2014
Scoprirsi fragili
A 20 anni hai tutto il mondo davanti che aspetta solo di essere conquistato. A 40 pensi di essere il padrone del mondo e poter fare tutto, o quasi. A 60 ti accorgi che i giovani sono più veloci di te ed hanno maggiori competenze nell'uso di alcune nuove tecnologie che tu stenti a padroneggiare; però nel lavoro ti rispettano perché hai molta esperienza e sei prodigo nel dare saggi consigli.
Poi vai in pensione e ti si apre un mondo completamente nuovo. I tempi si dilatano e perdi la cognizione delle ore e dei giorni della settimana; ormai è sempre sabato: negozi aperti e niente lavoro! Puoi organizzarti seguendo i 'tuoi' tempi e dedicarti a qualche hobby.
Gli anni che passano quasi non li senti, però ti accorgi che non è proprio come prima e qualcosa comincia a cambiare.
Scopri di avere la pressione un po' troppo alta ed è meglio prendere una pasticchina tutte la mattine. Inoltre le analisi ti dicono che hai il colesterolo al limite ed anche gli zuccheri tendono a salire un po' troppo; quindi è meglio mangiare cibi leggeri e limitare il consumo dei dolci!
Avendo l'orecchio bendato in gran parte, non sono ancora in grado di sapere come mi hanno ridotto, temo tuttavia di assomigliare un po' a Shrek, il gigante verde con le orecchie piccole e arricciate.
Il fatto che mi hanno messo le mani addosso e che hanno reciso una parte, seppur limitata, del mio corpo mi ha tuttavia fatto sentire molto fragile.
Certo, devo comunque considerarmi una persona fortunata perché sono sempre stato bene e non ho mai avuto importanti problemi di salute, a differenza di tante altre persone che invece hanno dovuto affrontare problemi ben più gravi, a volte anche esiziali.
Però questa esperienza mi ha fatto capire di essere molto fragile oltre che impotente di fronte alle avversità. Ma in fondo, pensandoci bene, siamo tutti molto fragili.
Poi vai in pensione e ti si apre un mondo completamente nuovo. I tempi si dilatano e perdi la cognizione delle ore e dei giorni della settimana; ormai è sempre sabato: negozi aperti e niente lavoro! Puoi organizzarti seguendo i 'tuoi' tempi e dedicarti a qualche hobby.
Gli anni che passano quasi non li senti, però ti accorgi che non è proprio come prima e qualcosa comincia a cambiare.
Scopri di avere la pressione un po' troppo alta ed è meglio prendere una pasticchina tutte la mattine. Inoltre le analisi ti dicono che hai il colesterolo al limite ed anche gli zuccheri tendono a salire un po' troppo; quindi è meglio mangiare cibi leggeri e limitare il consumo dei dolci!
Poi decidi di farti vedere dal dermatologo per una crosticina sull'orecchio che da troppo tempo non si decide a rimarginare. E lì ti dicono che hai un cancro... una bella doccia fredda! Per fortuna non è di quelli che ti portano alla tomba, però è meglio eliminarlo al più presto.
E così la settimana scorsa sono andato a togliermi un pezzo di orecchio. L'intervento, fatto con anestesia locale e leggera sedazione, sembra sia andato bene.Avendo l'orecchio bendato in gran parte, non sono ancora in grado di sapere come mi hanno ridotto, temo tuttavia di assomigliare un po' a Shrek, il gigante verde con le orecchie piccole e arricciate.
Il fatto che mi hanno messo le mani addosso e che hanno reciso una parte, seppur limitata, del mio corpo mi ha tuttavia fatto sentire molto fragile.
Certo, devo comunque considerarmi una persona fortunata perché sono sempre stato bene e non ho mai avuto importanti problemi di salute, a differenza di tante altre persone che invece hanno dovuto affrontare problemi ben più gravi, a volte anche esiziali.
Però questa esperienza mi ha fatto capire di essere molto fragile oltre che impotente di fronte alle avversità. Ma in fondo, pensandoci bene, siamo tutti molto fragili.
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